Festa dei santi e dei morti
Halloween
LE ORIGINI, IL SIGNIFICATO
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INDICE
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LE ORIGINI DELLA FESTA
Halloween, o All Hallows’ Eve significa letteralmente notte di Tutti i Santi. E’ una celebrazione di origine celtica tramandata in varie culture nel mondo e che la cultura Cattolica ha inglobato all’interno delle proprie celebrazioni liturgiche. Nella cultura celtica Samhain era il capodanno. Il periodo dell’anno che segnava la fine dell’estate, la notte in cui le anime dei morti tornavano sulla terra. La parola Samhain deriverebbe dal gaelico Samhuinn e significa “Summer’s End”, fine dell’estate. I festeggiamenti servivano per esorcizzare le paure e le preoccupazioni legate all’arrivo imminente dell’inverno e a propiziarsi la benevolenza delle divinità per il nuovo anno. In questa notte si celebrano dunque due mondi, quello materiale di Madre Natura che si prepara alla morte apparente, cioè al letargo invernale, e quello dei morti e degli spiriti in attesa di rinascere. Dietro a questa festività si nascondono i ricordi paleolitici e animistici di un’epoca in cui l’essere umano doveva trovare un accordo con le forze della natura. Sia quelle visibili che quelle invisibili. Era il momento in cui i Celti, prevalentemente pastori, dovevano stravolgere le proprie abitudini ed aspettare a riposo al villaggio, insieme alla terra, la fine dell’inverno rigido e spietato e il ritorno della luce e del tepore primaverili. Era il momento della preghiera, della memoria degli avi, il momento in cui affidare la propria sorte agli spiriti, alle divinità, all’universo. Ogni cosa nasce della Terra e ad essa vi fa ritorno.
IL CALENDARIO LUNARE
I Celti avevano un calendario lunare, misuravano cioè il tempo sulla base dei cicli lunari trascorsi e lo scorrere del giorno da tramonto a tramonto. La notte di Samhain rappresentava per i Celti la vigilia dell’inverno, cadeva il giorno della luna nera di Novembre, poiché la luna era il loro astro di riferimento. Era una notte sospesa nel tempo, tra le due metà dell’anno, una notte molto potente, in cui i confini si dissolvevano ed era possibile comunicare con gli spiriti immortali dell’altromondo, regno in cui i Celti credevano che abitasse tutta l’energia. Per i Celti non c’erano né inferno, né divinità completamente negative…non c’era il sinistro, ma il magico!
La luna di Novembre corrisponde in natura ad un “tempo di sogno e di riposo”. Il ciclo agricolo è ormai terminato, la terra dà pochi ultimi frutti mentre il buio avanza sovrano proteggendo il riposo della Dea Terra, che giace accanto al Dio Sole, in un’unione più spirituale che fisica.
Con Samhain, o capodanno celtico, ha inizio un nuovo giro nella ruota dell’anno. Questo è il periodo più misterioso e magico di tutto l’anno, il velo sottile che ci separa dall’altra dimensione si fa ancor più impalpabile. Nell’antichità si pensava che, in occasione di Samhain, gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla terra, facendo visita ai vivi: da ciò deriva l’usanza di onorare la memoria dei propri avi. Per onorare i loro cari defunti, i nostri antenati solevano lasciar del cibo sulla soglia di casa, e scrivere messaggi da gettare nel fuoco affinchè giungessero nell’aldilà, ai loro cari. Anche per noi questo è un tempo particolarmente adatto per riflettere, contemplare, guardarsi dentro e trasformare ciò che ha bisogno di essere trasformato. Come la natura si spoglia, s’arresta e si addormenta, altrettanto noi possiamo utilizzare questo riposo rigeneratore per prepararci ad affrontare un nuovo ciclo.
LA LUNA DI NOVEMBRE 2022
Primo Quarto – 1 novembre
Luna Piena – 8 novembre alle 11:01 in Toro
Ultimo Quarto – 16 novembre
Luna Nuova – 23 novembre alle 22:57 in Sagittario
Primo Quarto – 30 novembre
IL TEMPO DELLO SCORPIONE
Non a caso questo è il tempo dello Scorpione, segno della trasformazione, della crisi che precede la rigenerazione, che poi incontreremo in Sagittario. In questo segno l’uomo affronta il difficile compito di superare la paura della perdita, anche la più estrema, fino a comprenderne i doni. La leggenda di Inanna, mito dello scorpione, narra infatti di un viaggio nel regno degli inferi, per incontrare la propria parte oscura, o rimossa, la sorella Ereshkigal. Un viaggio doloroso, al ritorno del quale Inanna incontra tanti doni quanti i gioielli che ha lasciato lungo la discesa, per accorgersi una volta in superficie che il valore di questi doni è di gran lunga superiore rispetto a quanto ha perso.
Come Inanna, permettiamoci anche noi un viaggio nell’interiorità, per rivedere l’anno che è passato riconoscendo quei lati del nostro Io che è bene lasciar “morire”, dando così spazio a nuove possibilità. Approfittiamo di questo tempo anche per confrontarci serenamente con quel fenomeno della vita che tanto ci spaventa, ma sul quale non abbiamo alcun possibile controllo: la morte.
Rielaboriamo i nostri lutti, onoriamo i nostri cari e ricordiamo che ad ogni perdita segue una rinascita, è la natura stessa che ce lo insegna.
Per entrare in sintonia con questo momento, ove passato, presente e futuro si incontrano, e con le energie del mese di Novembre la pratica consigliata è quella della meditazione. Nella nona lunazione la natura interrompe il suo flusso vitale. Con una metafora poetica, negli antichi calendari lunari giapponesi, la nona lunazione veniva comunemente denominata “la lunazione delle braccia tese” per la forma assunta dai rami degli alberi oramai spogli di foglie. Un’immagine molto viva per indicare la condizione di stasi, in cui giace in questo periodo la natura intera, completamente immersa nel sonno invernale. Con la sola eccezione dell’estremo sud, in gran parte del paese la linfa interrompe gradualmente il suo flusso vitale all’interno delle piante. Un momento importante nelle campagne attorno ai centri abitati, era l’accensione dei fuochi: il fuoco rappresentava l’energia vitale nel momento dell’anno in cui l’oscurità sembrava prendere il sopravvento, serviva a proteggere i mortali dalle forze del caos che abitavano il mondo degli spiriti, a infondere calore e speranza, a guidare le anime verso casa. Prova per un momento a immaginarti in un villaggio dell’Irlanda, in assenza del nostro attuale inquinamento luminoso e a doverti muovere per molte ore del giorno (essendosi accorciate le ore di luce) completamente al buio. L’usanza di svuotare delle grosse rape (o delle zucche) ad Halloween, per inciderci volti e illuminarle con una candela, è una rivisitazione di queste antiche cerimonie.
LA PORTA TRA VIVI E MORTI
Si dice che tra il 31 Ottobre e l’1 Novembre si apre la porta che separa i vivi dai morti e che in quella notte ci si possa rincontrare. I morti tornano a far visita ai vivi e i vivi attendono questo momento, ricco di doni, di significato, di ricordi ritrovati, di dialoghi interrotti. È un’occasione di incontro che consola e spaventa al tempo stesso, anche per la nostalgia che ancora provoca perché nessuno è mai pronto a un addio. Chi cura i morti si prende cura delle sue relazioni, delle sue radici, dei suoi ricordi. E quindi si prende cura anche di sé. Per non dimenticare , per sapere chi siamo e da dove veniamo. È quindi la festa dei legami: abbiamo l’autorizzazione sociale e comunitariamente condivisa di ritrovare un contatto, di rimetterci in comunicazione con i defunti, in un mondo dove invece la morte resta un tabù e di riti siamo sempre più orfani. È la festa che ci permette, in maniera rituale e quindi protetta e quasi magica, di aprirci a un oltre che nutre e circonda il nostro mondo. Il giorno dei Morti è il giorno per ricordare chi ha sfiorato la nostra vita; chi ci è stato caro, chi ha lasciato un segno in noi stessi. Nella tradizione del Kundalini Yoga esiste una meditazione che riguarda il tema della morte: è la “Meditazione per inviare l’Anima a Dio”. Ci si siede in posizione facile, con la spina dorsale dritta e il mento leggermente ritratto; le mani sono in Gyan Mudra. Gyan Mudra è quando il dito di Giove (l’indice) tocca il pollice. Gli occhi sono chiusi. Si ripete per almeno tre volte il mantra “Akal” (il cui significato è che non c’è la morte, soltanto la liberazione. Noi siamo “Immortali”), o per il tempo che si desidera. Al termine si inspira e si trattiene il respiro per 10 secondi, poi si espira e ci si rilassa. Si tratta di una meditazione per aiutare un’Anima a fondersi con Dio. Questa meditazione è un dono finale e bello da dare a qualcuno quando passa da questa vita a tutto ciò che sta oltre. E’ anche un modo per aiutare a dire addio e a guarire il proprio cuore per la perdita di una persona cara. Cantare “Akal” aiuta l’Anima a sollevarsi dalla vibrazione della Terra e a permetterle di andare oltre. Yogi Bhajan ha insegnato che l’Anima rimane nella vibrazione della Terra per 17 giorni dopo aver lasciato il corpo. Cantare ogni giorno “Akal” per quei 17 giorni è molto utile per lei.
KAL AKAL, SIRI AKAL, MAHA AKAK, AKAL MURAT
Significato:
“Siamo senza tempo e tutte le azioni che facciamo vengono dallo spazio senza tempo della nostra anima ”
Puoi fare la meditazione che preferisci con l’intento di apprezzare i doni ricevuti e aprirti alle infinite possibilità dell’universo. Ricorda che in questa notte si aprono le porte del mondo invisibile, quindi è possibile ricevere messaggi attraverso sogni, visioni, simboli o altro. Al termine della meditazione puoi usare lo strumento divinatorio preferito per un consiglio o una domanda che riguarda il tuo futuro. Infine Danza, Celebra e Banchetta con il cibo che avrai preparato precedentemente, regalati un cioccolatino, una caramella o qualcosa che ti piace molto per inaugurare con dolcezza l’inizio di questo periodo in cui ci si prepara al letargo cosmico.
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